Vittorio Matteo Corcos nasce a Livorno il 4 ottobre del 1859, da Isacco e Giuditta Basquis. Nel 1875 si trasferisce a Firenze dove il 23 novembre è ammesso direttamente al secondo anno del corso di disegno della locale Accademia di Belle Arti. Due anni dopo è premiato con la medaglia d’argento al concorso di fine anno. Grazie a una borsa di studio messa a disposizione dal Comune di Livorno, nel 1878 si reca a Napoli per frequentare i corsi di pittura di Domenico Morelli presso l’Istituto di Belle Arti. Il suo percorso di studi è brillante al punto che alla Promotrice Salvator Rosadel 1880 il suo Arabo in preghiera è acquistato dal re Umberto I. Nello stesso anno si reca a Parigi e,con i pochi soldi a sua disposizione, affitta una piccola camera a Vaugirard. I primi tempi sono difficili e per sbarcare il lunario è costretto a illustrare spartiti musicali per l’editore Hegel e a dipingere ventagli per le case di moda. La sua bravura inquesto genere è notata da Edmond de Goncourt e dalla principessa Mathilde Bonaparte, la quale invita il giovane nel suo illustre salotto, allora frequentato da letterati di grido, come Gustave Flaubert e Emile Zola, di cui diventa amico.
Nonostante questi importanti contatti le commissioni stentano ad arrivare e i pochi guadagni sono appena sufficienti per pagare la tela, i colori e la modella del suo primo dipinto ‘parigino’, Les pensionnaires à l’église (1881), che Goupil acquista e rivende subito a un nobile portoghese. A favorire tale circostanza è certamente il soggetto, conforme al gusto per l’aneddoto mondano promosso dal mercante parigino, ma anche l’amicizia stretta poco tempo prima con Giuseppe De Nittis, che lo stima molto e lo incoraggia a orientarsi verso questo genere di pittura à la mode. Il successo del dipinto è tale da convincere l’artista a stipulare con Goupil un contratto di esclusiva della durata di quindici anni. Dal 1882 più di settanta suoi quadri passano nelle mani di Goupil e dei suoi affiliati, Léon Boussod e Theo van Gogh, i quali si preoccupano di riprodurli in cronofotografie destinate a una enorme diffusione. Fra questi il ‘dittico’ Dis-moi tout! e Nousverrons! (1883), Idillio al mare (1884), Mezzogiorno al mare (1884) e l’acquarello Luna di miele (1885), sono esempi eccelsi di questo genere di pittura accattivante, improntata a una modernità compiacente la sensibilità del tempo. Nonostante l’adesione allo stile Goupil, l’artista riesce a conservare una propria autonomia espressiva che lo porta talvolta a sperimentare temi nuovi. A la brasserie (1881), esposto al Salon del 1881, e Figure in un omnibus (1881) testimoniano bene questa versatilità e i meriti di una ricerca tutta personale, che privilegia spietati primi piani di una umanità dolente, non lontana da quella descritta da Zola nei suoi romanzi.
Nel 1884 compie un breve soggiorno in Inghilterra, mentre nel 1885 è presente al Salon di Parigi con Portrait de Jeune femme. L’anno seguente rientra a Livorno per il servizio militare. Nel 1897 espone alla “Festa dell’Arte e dei Fiori” di Firenze il dipinto Sogni, da tutti considerato il suo indiscusso capolavoro. Da questo momento la sua attività privilegia il genere del ritratto di cui diventa presto uno dei massimi rappresentanti in Europa, come confermano i ritratti dell’imperatore di Germania Guglielmo II e della sua consorte Augusta Vittoria (1904), come pure quelli della regina Amalia del Portogallo (1905) e della regina Margherita di Savoia (1922).
Muore a Firenze l’8 novembre 1933.