Gino SEVERINI

Gino Severini nasce a Cortona il 7 aprile 1883. Dopo gli studi condotti presso la locale Scuola Tecnica, giunge a Roma nel 1899 dove frequenta la Scuola libera del Nudo all’Accademia e i corsi serali di disegno a Villa Medici. Stringe amicizia con Umberto Boccioni, Sergio Corazzini e Duillio Cambellotti, con i quali condivide l’interesse per le idee socialiste e la filosofia. Insieme a Boccioni frequenta lo studio di Giacomo Balla, che lo introduce alla tecnica divisionista. Nel 1905, dopo l’esclusione dall’esposizione degli Amatori e Cultori, organizza nel foyer del Teatro Costanzi la Mostra dei Rifiutati. Nel 1906 è a Parigi, dove entra in contatto con gli esponenti dell’avanguardia, tra i quali Amedeo Modigliani, Juan Gris, George Braque e Pablo Picasso, oltre ai poeti Max Jacob, Guillaume Apollinaire e Paul Fort, del quale nel 1913 sposerà la figlia. Non interrompe tuttavia i suoi rapporti con l’Italia e, sollecitato da Filippo Tommaso Marinetti, firma nell’aprile del 1910 il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista, sebbene in seguito preciserà di sentirsi più affine alle teorie francesi sulla divisione del colore che all’ “estetica della macchina” propugnata dal Futurismo italiano. Nel febbraio 1912 partecipa alla mostra dei futuristi alla Galleria Bernheim-Jeune, poi a quella di Londra nel 1913; nello stesso anno allestisce due personali alla Marlborough Gallery di Londra e alla galleria Der Sturm di Berlino. Parallelamente s’interessa alla sperimentazione cubista, pur mantenendosi fedele ad una rappresentazione dinamica dell’oggetto, come dimostrano le note figure di danzatori. Tra 1913 e 1914 vivein Italia, per poi rientrare a Parigi allo scoppio della Prima guerra mondiale. Risalgono a questi anni i quadri ispirati alla guerra, d’ispirazione cubo-futurista, esposti nel 1916 in una personale alla Galleria Bernheim-Jeune. Avvia in questo periodo la ricerca di un metodo scientifico di rappresentazione artistica, influenzato da Amédée Ozenfant e dal purismo formalista, ma soprattutto manifesta un precoce interesse per il recupero della grande tradizione rinascimentale e la riproposta di un nuovo classicismo, come dimostrano i quadri Maternità e Ritratto di Jeanne (entrambi del 1916). Nel 1919 firma un contratto con il mercante parigino Léonce Rosemberge cura il secondo numero della rivista “Valori Plastici” di Mario Broglio, dedicato interamente alla situazione artistica francese; scrive inoltre una monografia su Manet nella collana di “Valori Plastici” dedicata all’arte moderna. Nel 1921 affresca una sala del castello di Montegufoni di proprietà delle famiglie Osbert e Sacheverell Sitwell, con soggett ifigurativi tratti dalla Commedia dell’Arte. Nello stesso anno pubblica Dal cubismo al classicismo, in cui si oppone al senso di disordine della pittura coeva, proponendo un ritorno ai modi classici della geometria e della matematica.Nel 1923 conosce a Parigi il filosofo Jacques Maritain, mentre conMaxJacob, Jean Cocteau e Maurice Denis affronta il problema del misticismo pittorico nell’arte. Tra il 1926 e il 1930 ottiene alcuni incarichi per decorare ad affresco alcuni luoghi di culto, come le chiese svizzere di Semsales, di La Roche e di Tavennes, e quella di San Pietro a Friburgo. Nel 1926 partecipa a Milano alla I Mostra del Novecento Italiano e alla II Mostra l’anno seguente. Nel corso degli anni Trenta continua a realizzare cicli decorativi a tema sacro; si dedica pure all’attività di scenografo per il Maggio Musicale Fiorentino e per La Fenice di Venezia e all’illustrazione dei testi di amici letterati come Paul Fort e Paul Valere. Trasferitosi nel 1946 a Meudon, torna all’astrazione geometrica, recuperando temi di ispirazione cubista. Oltre ai numerosi scritti sull’arte contemporanea, pubblica i volumi autobiografici Tutta la vita di un pittore (1946) e Temps de l’effort moderne. La vita di un pittore (post. 1968).

Muore a Parigi il 26 febbraio 1966.

Claudio