Giovanni BOLDINI

Giovanni Boldini nasce a Ferrara il 31 dicembre 1842 da Antonio, pittore professionista, e Benvenuta Caleffi. Fin da giovane dimostra un talento innato per il disegno, che studia e approfondisce grazie alle lezioni impartitegli dal padre. Nel 1864, si trasferisce a Firenze, dove stringe amicizia con Michele Gordigiani e Cristiano Banti, pittori affermati, che hanno alle spalle una buona solidità economica. Nel 1865 ritrae in quadri di piccole dimensioni e in pose non convenzionali gli artisti che gravitano intorno al Caffè Michelangiolo. La novità prorompente della ritrattistica boldiniana è subito notata da Telemaco Signorini in una sua recensione alla Promotrice fiorentina del 1867, che segna il debutto del ferrarese in una mostra ufficiale. Lo stesso Signorini lo presenta a Isabella Falconer, la quale sin da subito ne diviene la mecenate. Nel giugno 1867, in compagnia di un amico greco della nobildonna, compie il suo primo viaggio a Parigi, in occasione del quale visita l’Esposizione Universale e le monografiche di Courbet e Manet. L’ambiente cosmopolita parigino lo affascina, lasciandogli intravedere ben più proficue aperture culturali e più ampie possibilità di successo rispetto a quelle offerte dall’ambiente fiorentino. Nel luglio dello stesso anno soggiorna, insieme a Fattori e Abbati, a Castiglioncello, nella tenuta di Diego Martelli.

Nel 1870 si reca a Londra in compagnia del mercante ebreo-tedesco Reitlinger. In Inghilterra soggiorna per cinque mesi, dove, oltre a ritrarre importanti personaggi altolocati, rinnova la sua ammirazione pe rl’opera di Alfred Stevens e Ernest Meissonier. A novembre compie una sosta a Parigi, che lo rapisce al punto da decidere di soggiornarvi definitivamente. Affitta uno studio al n. 11 di place Pigalle insieme alla modella e amante Berthe. Nello stesso periodo sottoscrive un contratto con il mercante Goupil che lo orienta verso la produzione di quadri d’ambientazione neosettecentesca, allora di gran moda. Sul finire del decennio, scemato l’interesse per questo genere di pittura, l’artista rinnova il suo stile e torna a dedicarsi al ritratto. Incrementa le frequentazioni mondane grazie anche alla bruna contessa Gabrielle de Rasty, divenuta nel frattempo la sua nuova amante e modella. Al Salon del 1879 espone Il dispaccio e, parallelamente, decide di iscriversi al Comitato della Società Nazionale degli Artisti Francesi. Nel corso degli anni Ottanta compie numerosi viaggi: in Olanda nel 1880, a Berlino nel 1886, a Venezia nel 1887 e, ancora, in Spagna e Marocco nel 1889 in compagnia di Degas. Cerca in questi anni nell’arte dei maestri del passato nuovi stimoli per rinnovare il genere del ritratto; e li trova nelle opere di Tintoretto, Veronese, Tiepolo, Van Dyck, Velásquez, Goya, Reynolds e Gainsborough. A partire dalla metà degli anni Ottanta sperimenta anche altre tecniche, come l’incisione e il pastello. All’Esposizione Universale di Parigi del 1889, figura in doppia veste di espositore e commissario della sezione artistica italiana. In tale circostanza espone Il pastello bianco, premiato con il Gran Prix e la medaglia d’oro. Nel 1895 il sindaco di Venezia, Riccardo Selvatico, lo coinvolge nel comitato patrocinatore della prima Biennale veneziana, con l’incarico di ricercare adesioni fra i maggiori artisti francesi del tempo. Al SalonduChamp de Mars del 1896 presenta i ritratti della cantante Charles Max e della marchesa Marguerite Rochefort-Luçay. Il 20 novembre 1897 giunge a New York per esporre presso la filiale francese della galleria Boussod-Valadon and Co., al numero 303 di Fifth Avenue. Nell’aprile 1898 rientra a Parigi. All’Esposizione Universale del 1900 è premiato con il Gran Prix. Con ben cinque dipinti partecipa al Salondel 1911. Nello stesso anno incontra Lina Bilitis, una nuova modella che posa per lui fino al 1919. Sempre nel 1919 riceve due riconoscimenti importanti: il titolo di ufficiale della Légion d’honneur e quello di Grand’Ufficiale della Corona d’Italia. Al settembre 1926 risale il suo incontro con Emilia Cardona, giornalista della “Gazzetta del Popolo” di Torino, che sposa tre anni dopo.

Muore a Parigi l’11 gennaio del 1931.

Claudio