Nato a Roma il 14 novembre 1852, Antonio Mancini si trasferisce con la famiglia a Napoli nel 1865,dove frequenta la scuola tenuta dai Padri dell’Oratorio dei Girolaminie i corsi serali presso la chiesa di San Domenico Maggiore. In luglio si iscrive all’Istituto di Belle Arti. Qui segue i corsi di pittura di Domenico Morelli che lo invita a studiare i grandi maestri del Seicento napoletano e olandese, ai quali l’artista attinge ispirazione per alimentare le sue ricerche luministiche. Nel 1871 conosce il conte Albert Cahen di Anversa, suo primo mecenate e collezionista, che lo aiuta a vendere i suoi dipinti a Parigi facendoli esporre nella vetrina di Alphonse Portier, proprietario di un negozio di articoli di belle arti in Rue de La Rochefoucauld. Fra questi c’è L’écolierportantseslivres che il mercante Adolphe Goupil acquista nel 1872. Bisogna però attendere il trasferimento dell’artista a Parigi nell’aprile del 1875 per giungere alla stipula di un accordo commerciale, siglato il 18 luglio, che prevede il suo rientro in patria al fine di preservare gli elementi cardine della sua poetica. Ai primi di settembre è a Napoli, e subito si mette al lavoro. Un mese dopo gli inventari Goupil registrano l’acquisizione di un numero significativo di suoi dipinti. Nonostante le miserie e le frustrazioni di una vita condotta con pochi mezzi, anche durante il suo secondo soggiorno parigino (1877-1878) l’artista continua a lavorare per il mercante al quale affida opere più serene rispetto ai ‘drammi’ napoletani del periodo precedente, nelle quali l’umanità è colta meno nell’aspetto patetico e più nei valori plastici; la forma comincia a corrodersi, dando così avvio a quel lavoro sul colore che condurrà l’artista alle esplosive composizioni del periodo maturo. Nel maggio 1878 decide di rientrare definitivamente in patria, non prima però di completare la realizzazione del Saltimbanco con il violino, suo indiscusso capolavoro. Negli anni successivi realizza opere importanti come La corallaia, Casa di pegni e Si vende! (tutte del 1878), come pure una serie di paesaggi, spesso su tavola, che risentono particolarmente dell’esperienza parigina, come l’incantevole Villa comunale di Napoli (1880). Nel 1881, in seguito aviolente crisi nervose, è ricoverato in un istituto psichiatrico dove dipinge alcuni dei suoi più intensi e drammatici autoritratti; dueanni più tardi si trasferisce stabilmente a Roma grazie all’amiciziacon il marchese Capranica del Grillo, di cui eseguenel 1892 un famoso ritratto, oggi conservato alla NationalGallery di Londra. E proprio a Londra l’artista compie dueimportanti soggiorni (nel 1901-1902 e nel 1907-1908)dove è gradito ospite del pittore John Singer Sargent, chelo aiuta a introdursi nel mercato inglese in quanto convinto delle sue straordinarie doti di ritrattista. Nel frattempo,nel 1904, espone all’Internazionale di Düsseldorf, all’Universale di Saint Louis, all’Esposizione Italiana di Londra, e partecipa all’Internazionale di Roma con Mio padre con gli uccelli; nel 1905, all’Internazionale di Monaco, riceve l’ambita medaglia d’oro per il Ritratto della signora Pantaleoni (1904), e presenta alla VI Biennale di Venezia il Ritratto del padre. Dopo parecchi viaggi in Belgio e in Olanda, dove vive il pittore Mesdag, uno dei suoi primi mecenati, nel 1908 inizia un’intensa collaborazione con l’antiquario tedesco Otto Messinger, mentre nel 1911 si lega contrattualmente al ricco industriale francese Fernand DuChêne De Vère che lo accoglie nella sua villa di Frascati fino al 1918, quando il pittore decide di trasferirsi nuovamente a Roma presso la casa del nipote, dove continua a dedicarsi senza sosta alla sua attività, caratterizzata, in quest’ultimo periodo, da un rinnovato interesse per la definizione plastica delle figure.
Nominato Accademico d’Italia nel 1929, muore a Roma il 28 dicembre dell’anno seguente.